martedì 24 febbraio 2015

I ricordi di Piatti al Sociale: "Da giovane per me Menaggio era come Wimbledon"


Serata divertente, quella di ieri sera, al Teatro Sociale di Como. Il coach di tennis comasco, Riccardo Piatti, che oggi segue da vicino Milos Raonic (canadese numero 6 al mondo) ha ripercorso la propria carriera parlando ad una platea formata di vecchi amici, giovani tennisti e appassionati. L'evento (in collaborazione con la Società Tennis Como) rientra nella promozione dello spettacolo teatrale "André" in programma al Sociale il 29 aprile e ispirato alla biografia "Open" di André Agassi.
Piatti - che ha lavorato in carriera con giocatori come Caratti, Furlan, Ljubicic e pure Djokovic - ha parlato un po' di tutto, partendo da quando da "Rovenna saltava un muretto per andare a giocare a Villa d'Este". "Per me in quegli anni giocare a Menaggio era un po' come essere a Wimbledon", ha scherzato. Poi l'inizio un po' casuale della carriera di maestro (allora non c'erano i coach ma solo i maestri di tennis) quando il responsabile di Villa d'Este si infortunò ad una gamba. "La mia forza è sempre stata la mia famiglia - ha detto Piatti - Quando dissi però che diventavo maestro di tennis non la presero bene, volevano che facessi l'università. Oggi invece sono i miei primi tifosi". E ancora oggi la famiglia è la base anche per scegliere i giocatori da seguire e allenare. "La prima cosa che faccio è conoscere i genitori e i fratelli", ha confermato Piatti. "Cosa deve fare un coach? Lavorare e migliorare soprattutto la tecnica di ogni singolo colpo. Ma il tennis è uno sport individuale, quindi deve anche rafforzare l'io del giocatore. Se un tennista è pelato ma crede di essere biondo e con i capelli lunghi, bisogna assecondarlo". L'obiettivo per il futuro? "Portare un giocatore a vincere uno Slam. E farlo diventare numero 1 al mondo". Raonic e i suoi avversari sono avvisati.

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