mercoledì 31 agosto 2016

L'ANGOLO del fisioterapista: questo mese parliamo della "maledetta" PUBALGIA


Riprendiamo dopo la pausa estiva l'appuntamento con l'Angolo del fisioterapista. Questo mese parliamo della "maledetta" pubalgia. E per farlo ci siamo fatti ospitare dal Challenger Atp "Città di Como" in corso in questi giorni a Villa Olmo.


ANATOMIA

La pubalgia è una sindrome dolorosa che interessa la regione addominale-inguinale fino alla zona interna delle cosce. Rientra nelle patologie da sovraccarico la cui origine deriva da una serie di microtraumi ripetuti nel tempo. I muscoli coinvolti sono:

  • addominale obliquo esterno
  • addominale obliquo interno
  • pettineo
  • adduttore breve
  • adduttore lungo
  • adduttore grande
  • gracile
  • retto dell’addome
CAUSE

La pubalgia interessa principalmente gli sportivi, come i tennisti, ai quali viene richiesta una intensa sollecitazione degli arti inferiori. La pubalgia può essere causata non solo dal sovraccarico di allenamento ma anche dal tipo di lavoro che viene effettuato, dal terreno di gioco, dalle calzature indossate o dalla postura che si assume mentre si colpisce la pallina.

SINTOMI

I sintomi sono unilaterali ma spesso si posso presentare anche bilateralmente, come:

  • dolore, è il sintomo primario che si percepisce durante il movimento o l’inizio dell’attività fisica
  • rigidità
  • gonfiore
  • la tosse e gli starnuti solitamente aumentano la sintomaltologia dolorosa

DIAGNOSI

Gli specialisti a cui rivolgersi sono il fisiatra, l’ortopedico o il fisioterapista. Durante la visita viene raccolta la storia clinica del paziente (anamnesi). È importante sapere come sia arrivato il dolore, se in seguito ad un trauma diretto oppure se si è acuito progressivamente. Il medico attraverso specifici test farà una diagnosi certa di pubalgia e individuerà con l’esattezza i punti di maggior dolore. Uno dei possibili test lo si esegue posizionando il paziente a supino sul lettino con le ginocchia piegate e la schiena ben aderente al lettino. Viene quindi richiesto al paziente un movimento in chiusura delle cosce in modo da avvicinare le ginocchia, contro la resistenza del medico; se si scatena la sintomatologia dolorosa il test è da considerarsi positivo. A completamento del test, per diagnosticare correttamente la patologia, il medico può richiedere alcuni esami diagnostici come:

  • la radiografia per escludere altre condizioni patologiche come l’artrite o le fratture
  • un ecografia che è molto utile per identificare danni o infiammazioni ai tessuti molli
  • la risonanza magnetica che mostra nel dettaglio ciò che l’ecografia non è riuscita a vedere

TRATTAMENTO

Solitamente viene prescritto dal medico un ciclo di farmaci antinfiammatori, abbinati a un corretto supporto fisioterapico e a degli esercizi mirati che possono comprendere dallo stretching alla ginnastica posturale. Il dolore intenso può essere gestito inizialmente con ghiaccio, riposo e terapie come le onde d’urto, la tecar terapia, l’ultrasuono terapia o la T.E.N.S.

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