sabato 11 giugno 2016

L'impresa di Arnaboldi a mente fredda: "Non mi rendo conto di quello che è successo"


Si può vincere e si può perdere, soprattutto in uno sport maledetto come il tennis. Ma a fare la differenza, sia nell'uno che nell'altro caso, è il come si vince e il come si perde. Ed è questa la cosa che più ci ha impressionato di Federico Arnaboldi in questa settimana dell'Avvenire.

Perché alla fine è giunta la vittoria, ed è un orgoglio per chi come noi segue quotidianamente il tennis comasco. Ma anche se non fosse arrivata, avremmo comunque esultato per quello che l'Under 16 di Cantù ha dimostrato in campo. E non parliamo solo dei colpi - quelli li hanno visti tutti - ma anche e soprattutto dell'atteggiamento e della solidità mentale.

Sono stati molti i momenti difficili, anche in semifinale e oggi nella finale. Eppure il comportamento del nostro giocatore è stato esemplare, mai sopra le righe, sempre centrato sulla partita e su quello che doveva fare. Solo così si può uscire, sul 5-4 per l'avversario al terzo set e sotto 15-30, da una situazione complicata con due splendidi colpi vincenti, uno più bello dell'altro.


"E' stato il momento più difficile del match - ci ha rivelato Federico - Una vittoria come quella di oggi dà fiducia e ti fa allenare più volentieri. Mi ero preparato molto bene per questo appuntamento, pensavo di poter fare bene ma non di arrivare fino a questo punto. A dire il vero non ho ancora ben realizzato quello che è successo".

E' successo che ora, già nell'immediatezza, i programmi saliranno di un gradino. Si passerà con maggiore continuità agli Itf Junior, per cercare anche qualche qualificazione nei Futures da 10 mila dollari, primo assaggio vero di professionismo.

"Andrea? Mi ha chiamato subito dopo il match - aggiunge Federico riferendosi al cugino che è a Perugia per il Challenger - Ha visto solo il terzo set, mi ha fatto i complimenti. Consigli? No, non me ne ha dati, mi ha solo detto di godermi il momento". Ripensando a quanto è appena accaduto: "Giocare davanti a tutte quelle persone che facevano il tifo per me è stato bello, ma all'inizio ero molto teso - è la chiosa - Adesso però devo pensare a domani mattina e alla serie A2 con l'Ambrosiano".

Perché il tennis non si ferma mai. Anche se qualche volta, proprio come oggi, è bello anche sostare un attimo a guardarsi intorno e a gustare i sapori del momento.

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